La foglia,
staccata da un ramo. Non è autunno, è inverno che vuole farsi
primavera ma resta, si protrae e, disteso, permane come un muscolo in
torsione per portare a termine uno slancio fisico. Neve, a tratti,
vento che scivola dentro ai cappelli e alle sciarpe. La foglia,
staccata dal ramo, intraprende un volo, lei che volare non sa. Goffo,
fatto di capriole e abbandono alla forza del vento. Ci fu chi volle
vederla posata su un fiume quasi ghiacciato, come una lieve barca in
cerca di sbocco. In cerca di sole e calore. Ci fu chi la volle
nell'aria, perdersi nel vento vorso orizzonti sconosciuti ai più. Ci
fu chi la vide a terra, sommersa da neve, consegnata alla natura. Che
è transitorietà, impermanenza, mutamento e movimento. Terra che
cerca nuova dimora nella terra.
Mi
sono staccato. Da molte persone a dire il vero, ma soprattutto da un
luogo. Un porto. Feci un lungo viaggio da bambino, con pochi approdi
al mondo reale, come succede di frequente a quella età. C'era una
terra di mezzo, tra mondo reale e fantasia, un posto dove sinfonie
musicali si susseguivano come burrasca e mappe spuntavano da
contenitori cilindrici impolverati in ogni angolo. Le pareti erano
gialle, in cortina, costellate di reperti dai viaggi più disparati.
Il marinaio in capo era mio padre, che aveva proprio l'attitudine di
un vecchio lupo di mare al comando sul ponte di una nave, ma quando
il mare era in risacca o quando era di ritorno da grandi esplorazioni
si fermava al porto e si immergeva nelle mappe.
Una
decina d'anni fa ritrovai quel porto, ne feci addirittura un riparo
saltuario. Il vecchio pirata iniziava ad ammainare le vele, partiva
sempre più di rado e la sua aria sul pontile non era più così
imperiosa come mi sembrava da bambino. Però quel porto rimaneva
sempre un luogo di pace e di studio, e anche un molo da cui partire
per esplorazioni a volte banali a volte più ricercate e complesse.
Ero talmente a mio agio lì che a distanza di anni ne feci la mia
casa. Probabilmente fu un errore, i porti sono luoghi di transito e
non sono adatti alle permanenze, ma in fondo quel posto era mio e in
più non lo era stato in passato pur avendo avuto allora un
significato importante. Ecco, avevo ereditato un significato e ci
avevo aggiunto un senso nuovo da trasmettere a qualcun'altro.
Ora
il porto è in decadenza. L'ho abbandonato un mese fa ed è in attesa
di un significato nuovo, che forse arriverà e forse no. D'altronde
anche i grandi imperi decadono e i luoghi più insignificanti
potranno diventare centrali un giorno. Un luogo, in fondo, non
scompare mai.
Non
so se questa sia una storia di passaggio, da infanzia ad età adulta.
Non so se stupirmi se a un certo punto abbia preso coscienza delle
partenze e dei ritorni. Soprattutto dei volti che ho incontrato tra
una partenza e un ritorno. Ora però sono tutti davanti a me
nell'arco di pochi minuti. Tra i tanti volti della vita il mio
sguardo è caduto sull'amore, sui volti che l'amore ha assunto
durante la mia vita. Su Ilaria, Roberta, Beatrice, Valentina, An Xin
e ancora su Ilaria, che ora è qui, davanti a me, con un altro corpo
e un'altra lingua. Io scrivo di lei, lei parla al telefono, forse
mentre parla scrive di qualcuno che non sono io. Ho davnti più di
vent'anni di attrazione e ritrazione. Amore, ci hanno scritto sopra
versi, canzoni e racconti. Lo hanno decantato e maledetto. Lo hanno
rappresentato e riflettuto. Tra di loro si sono chiesti cosa sia e
cosa significhi per ognuno di loro. Ne hanno fatto una religione o un
qualcosa da cui rifuggire. Hanno provato a definirlo, a raggiungerne
il cuore senza sapere spiegare niente. Io davanti a me avevo solo
poche fotografie che ritraevano di per sé momenti insignificanti, ma
tanto è stato sufficiente per provare sul mio corpo ancora una volta
gli amori del passato, quello presente e aprirmi al futuro. Se solo
gli umani si limitassero a vivere senza voler sempre spiegare tutto
parlerebbero meno ma saprebbero capirsi più a fondo. Una strada
davvero pericolosa, il linguaggio.
Canzoni del mese:
Canzoniere grecanico salentino, Beddha ci dormi
Daniele Coccia, Il cielo di sotto
Motta, Ed è quasi come essere felice
Negramaro, Dolores, Senza fiato
Gambles, Safe side
Timber Timbre, Demon host
Agnes Obel, Riverside
Canzoni del mese:
Canzoniere grecanico salentino, Beddha ci dormi
Daniele Coccia, Il cielo di sotto
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Agnes Obel, Riverside