Tienimi per
mano, stammi più vicino. Il tuo viso sul mio petto, non tornare più.
La prima sigaretta
che tenni in mano era una marlboro, ma avrei voluto fosse una merit. C’era la
pubblicità di una barca a vela che avanzava in aperto oceano e il pianoforte di
Wim Mertens che controbilanciava l’aggressività delle onde. Mi bastava per
metterla una spanna sopra le altre marche.
Mi isolavo. Ogni
sera, mi allontanavo da mamma e papà seduti al tavolino per mettermi gambe
incrociate su un muretto a fare niente. Ad aspettare. Convinto che il problema
fosse quella vicinanza infantile. Aspettare che qualcuno si
accorgesse di un adolescente nel mezzo del mare di Sicilia. Non una gran
strategia, a dire il vero, infatti persi mezza vacanza ad aspettare come Godot.
Giorno numero otto,
quando iniziavo a pensare che il problema forse non erano mamma e papà, sento
una voce di donna dire “Ciao”. Donna mulatta. Il primo approccio
a una ragazza, cioè... d’accordo, il primo approccio da una ragazza. Diamine, come cambiano le cose in vacanza.
Dopo altri tre
giorni, al villaggio, sulla mia donna mulatta iniziarono a girare strane
storie. Chi l’ha vista baciarsi con quello. Chi vocifera sia stata a letto con
un cameriere. Fatto sta che noi continuavamo a incontrarci ogni sera a venti
metri dal tavolino dove sedevano i miei, con me parlava e basta.
Stanza numero 74.
Interno. Siamo in una ventina, circa. Gioco della bottiglia. Posso uno
(penitenza), posso due (abbraccio), posso tre (bacio, ovviamente con lingua) e
così via. Il collo della bottiglia indica lei. Merda. Dice: “voglio levarmi uno
sfizio”. Merda. “posso tre?”. Merda, davanti a tutti. Non lo chiede a me, ma al
mio compagno di sigaretta. Che ovviamente dice di sì. Davnti ai miei occhi. Poi
aggiunge “Scusa”, guardandomi con dolcezza. Davanti a tutti. Ecco, penso, che carina che si preoccupa per me. Peccato che non riesca a sollevare lo sguardo da terra.
“Ma possibile che
da quando ti conosco hai scopato con mezzo villaggio e sono l’unico che manco
t’ha baciato?”
“E allora cosa
aspetti???? Fallo!!”
Non me lo faccio
ripetere, dovesse cambiare idea. Le lingue incrociate, movimenti veloci, seta che scivola via. Fine.
Beh, insomma, non proprio. Finiamo giù sulla scogliera, ci assentiamo per un
paio di ore, la madre la cerca, tutto il villaggio la cerca. Vendetta, davanti
a tutti. Era con me.
Sì, quella sera. Il
giorno dopo già non più ma questo è un'altra storia, almen per lei.
Come quando
condividevo le prime marlboro con il mio compagno di sigaretta e altri. Tutti
mi guardavano aspettando che buttassi fuori il fumo. Ma niente. Mi ci volle un
po’ prima di capire che il fumo andava respirato e non ingoiato. Mi sentivo gonfio dopo aver fumato.
Non capivo se fosse
stata una vittoria o una sconfitta. Scoprire come si bacia grazie a una
creatura mulatta che avrà condiviso baci con mezzo villaggio. Ero lì che
pensavo e cercavo di capire, mentre Francesca bella di una bellezza che nulla
aveva a che fare con questo mondo si negava a tutti i ragazzi dicendo di essere fidanzata.
Ultimo giorno,
quello dei saluti. Si va in discoteca all’aperto. La mia creatura mulatta è già
abbracciata a un ragazzo. Ma non mi importa. Anzi, prendo l’iniziativa.
“Posso tre?”
“Sì”, risponde
Francesca.
La musica si ferma
su Raf che canta cosa rimarrà di questi anni ottanta. Le voci si attutiscono,
non mi importa neanche più di essere davanti a tutti. Incrocio lento e soffuso, le lingue sono protuberanze caratteriali e noi siamo velluto. Il vento di Sicilia si
ferma. La ragazza più bella che abbia mai baciato. Misteri dell’attrazione. Poi
iniziamo a ballare, credo si sia pentita immediatamente di quello che aveva
fatto. Mai stato un gran ballerino, tanto meno in discoteca.
Quindici anni e un
mare davanti.
Canzoni del mese:
Radical Face, Welcome Home
Bonnie “Prince” Billy, Same Love that Makes Me
Laugh
Moina & Johnson, Each Star Marks a Day
Scott Matthews, White Horse
Beirut, Elephant Gun
Alsdair Roberts, The Cruel Mother
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