Percezione quotidiana pre-parto (voglio arrivare a una
conclusione al giorno, non importa se stupida o no): una canzone non è bella
perché è bella.
In macchina, luci spente e una saracinesca tirata su, con lo
sguardo fisso sulla via d’uscita e d’ascesa al vivere fuori. Un momento di
raccoglimento subacqueo, prima di scegliere di riemergere sopra la soglia e
ghermire per via endovenosa la vita nel sociale. Il mio respiro dilatato ha
avuto un nome, un titolo: Summertime is coming, inframmezzato a storie
di cani in aule comunali. Novantasetteesette.
Squarcio. Al mare, nel corso di un’immersione, c’è un
momento in cui si rinuncia, dopo essere sceso a fondo e avere cercato di
sospingere il proprio peso pressato più in là di qualcosa che non è dato
sapere. L’apnea, il limite umano. In quel momento, sin da bambino, pesce tra i
pesci, mi fermavo per pochi istanti. Distendevo i muscoli e rilassavo l’assenza
di respiro, perché mentre risalivo verso la soglia del mare vedevo la luce del
sole assorbita nell’acqua –squarcio di tessuto, rumore immesso- e il mio
riemergere era salvezza senza fretta, un abbraccio, calore rassicurante che non
poteva temere di esaurire le forze.
Ecco, è andata più o meno così. Prima di riemergere, su un
sedile, ho disteso tutti i muscoli per godere dell’attimo che precede l’ascesa,
quel momento di luce e poco altro (musica) in cui non è dato morire e se si
muore lo si fa in modo incredibilmente sereno. Ho pensato che non esistono
belle canzoni, sono le circostanze che ruotano intorno all’ascolto a fare la
bellezza di una canzone. Che la bellezza non appartiene a chi la esercita ma a
chi ne subisce il fascino. Che il creatore non controlla la bellezza di una
creazione e per questo lascia una parte di apparteneza a miliardi di potenziali
destinatari. La creazione è atto incontrollato e illimitato.
La bellezza di Summertime is coming non è unica, ma
relativa al vissuto di chi l’ha colta. La bellezza di Summertime is coming
è astratta dal tempo, prescinde dal testo, dalla melodia, dalla tecnica e dall’arrangiamento.
Questo è il mio modo di ascoltare, posso anche fottermene di capire un testo in
inglese o posso anche capire solo il testo e fottermene di una melodia banale.
La bellezza di Summertime is coming è astratta dal tempo, per quel
momento unico in cui l’ho ascoltata, per il mio vissuto di questi giorni, che
ho sposato a un significato presunto, tutt’al più intuito, ma privo di
riscontri se non nell’ideale.
C’è chi ritiene che esista un canale di comunicazione
impercettibile tra chi scrive e chi legge, tra chi parla e chi ascolta, tra chi
guarda e chi è visto, tra chi ripone la mano e chi viene toccato. C’è un
intento alla base della creazione, la trasmissione di un significato, ma
nessuno mai saprà cosa parte e cosa arriva. Come nei viaggi, quando al di là
del nome di due stazioni o di due aeroporti poco altro si sa dei luoghi da dove
veniamo e verso cui andiamo. Che tutt’al più possono essere presunti, e ditemi
se viaggiare non è bello per questo (dopo un viaggio la cosa che mi riesce meno
è raccontare, rispondere alle domande su un posto).
Summertime is coming non è niente di più che una
canzone come tante, non mi stupirei se qualcuno mi dicesse che esistono milioni
di pezzi simili, ma da oggi significa qualcosa che nessun altra canzone
significherà e vivrà di una bellezza unica, retta da un passaggio di stato (da
un box auto all’esterno) che è apnea, da un’esperienza di vita (da osservazione
ad atto) che è parto e dalla voce di Paul Blanks che è... non so cosa sia, ma
mi tocca a fondo e subito dopo mi fa venire voglia di sentire Matt Elliot,
Micah P. Hinson, Patrick Watson, Eddie Wedder (e non Chris Cornell), Mark
Lanegan, Snah Ryan, Antony, Jonsi e Jeff.
Altro? sì, quanto è americana (e che pena) Cat Power.
E ho iniziato a leggere 54, finalmente. Dovunque c’è azione
c’è rivoluzione, significa che sono tornato ad agire.
“Can we
waste some more times just in colliding in space?”
da Paul
Banks, Sumertime is coming (2012)
2 commenti:
E' bella, bellissima, questa immagine dell'apnea. Sì, la vita, alla fine è così.
grazie per le belle parole... Non sapevo come rendere l'emozione della paternità e soprattutto di ciò che precede la paternità. Alla fine ho scelto un momento qualsiasi, forse tra tutto ciò che è accaduto in questi mesi uno dei momenti in sé più insignificanti. Però era significativo perché rendeva perfettamente l'immagine dell'immersione, di quel frangente ovattato che è l'apnea e del ritorno in superficie. Ho pensato che fosse una buona metafora di questi mesi e, perché no, anche dei momenti più intensi nella vita di un uomo... Il resto, come l'essere padre, è venuto da sé:)
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