sabato 12 maggio 2012

Cara è la fine

Ti ho rivista.
Era come ieri, sai. Senza lo sporco che ci siamo lasciati addosso, di lacrime, silenzi e bugie. Eri come allora, ma avevi una casa nuova, grande. Con il tuo compagno di musica e di vita. Chissà, forse in Toscana. Apri la porta, e l’aria è sorpresa, il silenzio imbarazzato. No, non è vero. Apri la porta ed è come se così sempre fosse stato, il sottile piacere di ritrovarsi, il sorriso di chi sa che sarebbe stata la cosa più naturale che potesse accadere, ritrovarsi. Ed è stato naturale parlare, recuperare il tempo perduto e gli anni persi di vista, riscoprirsi gli stessi di sempre. Di quando ascoltavamo serrande alzate (tu), e poi il buio (io), malinconica e –sempre e comunque- Nuotando nell’aria (tutti e due), anche se quella era venuta prima (quando io sentivo quante volte di Claudio Baglioni e tu Mina, Anna Oxa perché la Oxa ha una bella voce). Un album almeno lo abbiamo condiviso. Chissà cosa ascoltiamo ora, in questo tempo insieme senza spazio strappato alla coscienza. Ed è stato naturale baciarti anche se avevi un compagno e io –al di là del tempo senza spazio- fossi già sposato. In un bagno che era riparo di candore. Senza sensi di colpa, come se fosse qualcosa di appartenente al passato. Fare quell’amore che non mi hai mai dato come una passante di De André. Come una visione univoca staccata dalla realtà, come uno strascico, un altro punto di vista a sommarsi in quella storia già intrisa e inzuppata di io e di spazi individuali(sti).
Vorrei riprendere a suonare la tua voce. Lasciare la tua voce prendersi lo spazio. Sulla Riviera di Ponente, dalla Riviera di Ponente in poi. Cercare un’illusione con pezzi di vetro, l’unico pezzo che abbia mai studiato con la chitarra e ci sarà pure un motivo visto che di De Gregori non mi è mai importato un granché. Non saprò mai come è mai possibile riuscire a tradire, mentire, essere tradito, essere ingannato dal primo amore. Così bianchi così sporchi, proprio come i bambini. Non saprò mai come è stato possibile incontrarti a sedici anni, ritrovarti a diciotto e poi ancora a venti o giù di lì in uno scenario decontestualizzato e naturale. Non saprò mai come mai è stato possibile perdersi così. Non tanto perdersi, ma perdersi così e ripensarci dieci anni più vecchio. E in questo spazio senza tempo ricordo quanto ti ho amata e quanto avrei voluto amarti, quanto ti sto amando e quanto non ti ho mai dimenticata. Al punto da non volermi alzare per iniziare il mio non-lavoro.

Soundtrack:
Micah P. Hinson, While My Guitar Gently Weeps, 2009 (cover).
Bon Iver, Michicant, 2011.
Matt Elliott, Dust, Flesh and Bones, 2012.
Fabrizio De André, Vinicio Capossela, Valzer per un amore, 2011.
Franceso Guccini, Canzone delle domande consuete, 1990.
Francesco De Gregori, Pezzi di vetro, 1975.
Claudio Lolli, Io ti racconto, 1973.
Marlene Kuntz, Nuotando nell’aria, 1994.


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