lunedì 29 aprile 2013

Sulla crisi

Riflessione incidentale, una volta tanto che accendo la tv. Enrico Lucci non è nessuno, fa il suo lavoro, viene pagato e al mondo esistono una miriade di lavori più utili, più coraggiosi, meno visibili e più impegnativi. Enrico Lucci non è un eroe. Ma mi piace da morire.
Così succede che si trova nelle condizioni di poter recapitare dei messaggi che, con un minimo di curiosità in più, molte persone avrebbero potuto acquisire per conto proprio; messaggi che in molti prima di lui hanno provato a diffondere senza però possedere le dovute ascendenze. La società è complessa e composta da moltitudini di individui, è difficile trovarsi e talvolta anche cercarsi o semplicemente ascoltarsi. Per cui anche i Lucci hanno il loro perché.
Ieri sera ha proposto una serie di persone che hanno sviluppato delle idee ritagliandosi un proprio spazio nella società, a prescindere dalla crisi. "Non c'è mai l'idea buona, l'idea buona viene facendola" e mettendo in gioco quel che si ha.
Per vari motivi, io sono tra quelli che non credo potranno mai agire solo sulla forza delle proprie idee e non so come attraverserò la crisi di questi anni. Ma anche a uno come me quei sette minuti hanno dato forza e fiducia.
Einstein è facile citarlo, più difficile è maturare per conto proprio certe prospettive sulla vita:

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorgono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera se stesso senza essere 'superato'. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla".

(Albert Einstein, Il mondo come io lo vedo, 1931)

Canzone del mese (nel nome della Liberazione):

Bandajorona, Roma città persa
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giovedì 11 aprile 2013

Er poeta se n'è annato

Il mio regalo sarà quello di andarmene in silenzio.
Ho smesso di generare affetti da anni, lo considero un atto d’amore, l’ultimo che ho scelto nella mia esistenza.
Da giovane non ero così, facevo della passione la mia sostanza di vita, carne e sangue da fendere e lasciar fluire. Ho avuto anche un periodo di vita normale, oh, sì! Con moglie, con figli.
Dopo però la schiena si è incurvata. Non ricordo esattamente quando è iniziato, ma è normale. Dai semplici indizi arriva l’accusa, dalla complessità dei sentimenti umani prendono forma pieghe, e da lì grovigli che sono inestricabili. Poi mi sono svegliato. Era mattino, come al solito, ma non capivo più dove mi trovassi, perché ero lì, in quel punto tra i tanti. E comparve la morte, quella vera, così diversa dalla morte decantata in versi. Proprio lì, al mio fianco. Prendeva le facce delle persone che mi erano vicine. Le storpiava.
Sbattei la testa contro il muro, sedici volte. Non era cambiato nulla intorno.
Così me ne sono andato: sguardi, sguardi alle cose che più ho amato e poi via. La gente poco a poco dimenticò, solo di tanto in tanto qualcuno si chiedeva “chissà dove sarà finito il vecchio”. Il tempo di uno sguardo distolto e poi di nuovo tutti lì, a ridere davanti al bicchierino, con un’altra storia da inventare. In società. Vi ho amato, cari tutti, molto più di quanto vi abbia dato possibilità di amarmi.
Cuore di passante in transito. Che guarda e scruta l’agire umano senza aspettative, senza desiderio di comprensione.
Mi sono sempre rintanato, ogni giorno sempre un po’ di più. Ho scoperto le mie rughe nuove e ho perso la mia età. Non me ne vado per vedere se c’è qualcosa in più da scoprire, me ne vado perché le mani e il fegato hanno la pelle lacera e non ho più forza per rimanere aggrappato. Me ne vado sbattendo la porta, da contemplatore.
 È un gran regalo questo qua, perché nessuno piangerà sulla mia tomba. Forse vigliacco, forse coraggioso tra i coraggiosi. Quello che vi ha rifiutato in tutto e per tutto senza smettere di amarvi.

Canzoni del mese:
Muro del canto, La spina
Ardecore, Miniera
Marco Parente, Il giardino delle cose vaghe 
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