venerdì 25 aprile 2014

Crisi


Crisi. Immaginiamo una crisi, anzi due. Una matrimoniale. L’altra esistenziale. Diamogli due abiti diversi, uno reale e uno fittizio. Attraverso due vissuti agli antipodi. Il primo quotidiano, apatico e fatto di ambientazioni con i piccoli problemi di tutti: sveglia, lavoro, ritorno a casa, famiglia e stanchezza di fine giornata. Immergiamolo in un vuoto comunicativo, cosciente che parola sa essere coltello e provocare lacerazioni. Ancora prima che un cuore spezzato dal dolore immaginiamo una carta lacerata, una separazione. Una distanza. La scelta di non parlare per un pregiudizio. Perché tanto sarebbe inutile. Per il secondo vissuto invece prendiamo il personaggio senza nome di un libro. Probabilmente non ha nome perché pur essendo protagonista nella storia non lo è nella vita. Vive in Colombia e rimane orfano presto. Si ritrova a essere  prima comunista, poi teppista, soldato, asceta, paramilitare, burattinaio, in combutta con il narcotraffico e la politica corrotta e infine esule. Non c’è niente di strano in questo continuo cambiare, anzi resta sempre se stesso e non si avverte nessun paradosso. Cade, si rialza e ricade. Infine, stanco, con gli occhi pesti e il sangue in bocca, sta per scegliere la morte alle porte del 2000 in un appartamento di Madrid. Ma non muore. E rimane lì, sospeso nel vuoto di un nuovo secolo che è il vuoto di un paese. 

Se la prima crisi avesse delle immagini sceglierei queste, bellissime, dirette da Paola Rotasso:



Se la seconda crisi avesse delle parole sceglierei queste, articolate da Sergio Álvarez:

Inizio a pensare che i comandanti abbiano ragione, tu sei ancora comunista. Non capisci, gli dissi. Sì che capisco e so bene come si chiama quello che hai. Come si chiama? Vigliaccheria. Può essere. E sai cos’è peggio? Cosa? E’ per questo che sei nella merda fino al collo, per questo non hai una vita, né una famiglia né soldi. Cioè? Sei diventato vecchio e non hai ancora capito come funziona questo paese. E come funziona?, chiesi. Bisogna uccidere, fratello, in questo paese chi non ha ammazzato o non ha ordinaro di ammazzare non va avanti. Lo guardai spaventato. Credimi, fratello, qui è la morte che comanda e chi non ammazza né ordina di ammazzare non è nessuno, non vale niente.


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