mercoledì 9 dicembre 2009

Rappresentare non è essere

A completare incidentalmente un chiodo fisso degli ultimi mesi, riporto:

Si agitò nella poltrona, il viso rivolto alla luce grigia proveniente dal giardino ombroso e all'improvviso mi chiese se parlavo tedesco. Senza aspettare la risposta disse: -Schachmatt, scacco matto-. Poi mi spiegò che questa parola era un ibrido europeo composto dalla parola persiana shah per shah per "re" e la parola araba mate per "morto". Avevamo insegnato noi il gioco degli scacchi agli occidentali. Nell'arena terrena della guerra, i bianchi e i neri si combattono come il bene e il male nella nostra anima. E cosa avevano fatto loro? Avevano ricavato una regina dal nostro visir e un alfiere dal nostro elefante, ma questo non era poi così importante. L'importante era che ci avevano rimesso sul tavolo da gioco degli scacchi come una vittoria della loro intelligenza e del loro razionalismo. Noi, oggi, con il loro razionalismo cerchiamo di comprendere la nostra sensibilità e pensiamo che questo voglia essere civili.

Orhan Pamuk, La Nuova Vita, 1994.

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