venerdì 17 settembre 2010

Vederti, rivederti e perderti una volta di più

Se tutto questo fosse veglia immota. Di un soldato che alle luci dell’alba sogna mondi diversi a pochi passi da un accampamento di carne e ossa. E il respiro della caccia tra alberi e tropici, un ansimare che si avvicina senza volto. Se fosse solo immaginazione di chi vuole fuggire dalla violenza di una guerra. Allora capirei. Sentirmi come una di quelle espressioni che potrebbero rovesciare addosso parole su parole, per questo sono seduto sul divano senza parlare.
L’ho chiamata folk plays perché aiuta a distendermi. Tunng, matt elliott, patrick watson, zhou yunpeng, lhasa, cat power, soap & skin, emily jane white, autumn shade, alela diane. Gli ascolti di un anno potrei dire. Possibilmente donne, un certo tipo di attitudine femminile all’arte. Chissà perché. È difficile capire, però nelle migliori storie i personaggi vivono di vita altra e staccata dallo scrittore. Poi le chitarre crescono nei minuti: le luci della centrale, xie tianxiao, electrelane e, apoteosi, 65days. E non è più possibile pensare a nulla.
Ero fuggito da un bacio e da possibili risvolti d’amore. Come un ribelle fallito mi rinchiusi in un altro aereo con il suo catering asettico che sa di ospedale. Mi sono mascherato con i panni del sogno appena sceso all’aeroporto del circo delle illusioni. A volte mi chiedo se il marchio Beijing non sia perfetto per chi vuole passioni, in fondo non c’è differenza tra il credere in qualcosa e che ti facciano credere in qualcosa di prefabbricato. Almeno non per chi crede.
E poi, e poi e poi... cantava un vecchio pezzo che finiva mormorando sconfitto “...l’importante è... è finire”. Avevo aspettato questo momento da un sacco di tempo, ne avevo lambito i contorni, immaginato le atmosfere e le colonne sonore. Lo avevo avvicinato ai migliori amori intrisi di pellicola che conoscessi. Un ricordo atteso per quattro anni. Gli anni passati si erano avvicinati ad essere ricordo soffuso e confuso, una certezza coperta di dimenticanze compensate di particolari leggendari. Non mi interessa la realtà, preferisco il sogno e l’arte, adoro big fish.
Dove eri finita? La tua casa nascosta dalle luci. Non riuscivo neanche più a trovarla. Secondi di vita strappati al fumo, sguardi rubati a persone felici. Albe e notti, attese e assopimenti. Altro, perché amo vivere. In fondo era solo una delle parti di eterno infinito della mia vita, sapevo staccarmici, sognare altro e viverci senza. Ma è di un bagliore che non so dire, uno di quegli stati d’animo che non sanno esprimersi a parole.
“Ho fatto un sogno, la scorsa notte: un pesce sulla terra avido di respiro”.
Poi è scesa a terra e tutto andò diversamente da come mi aspettavo. Sempre il suo respiro caldo e la sua pelle splendida. Sempre quel parlare a due che è racconto e poesia, quell’intorno che non c’entra niente, quel senso di pace familiare. Sempre abbondanza di pensieri e strade vuote alla ricerca di casa, anelli da percorrere in solitaria a piedi e in piena notte chiedendomi perché. Sempre quella sensazione di vita, anelito pulsante. “Una volta pensavo di essere la migliore”. Potenzialmente sarei un gran rivoluzionario, un perfetto antagonista. Un anti-eroe di culto da mantenere all’ombra per fedeltà alla linea. Potenzialmente. Vorrei iniziare di nuovo a fumare. Tutto è andato diversamente da come mi aspettavo: due persone diverse in un posto diverso, vale a dire: una storia nuova.
Perché creare arte è così doloroso? Perché tessere sofferenze da aggiungere alle cicche sparse a terra? Perché continuare a violentare? E perché è così sublime? Cosa facciamo dei nostri sogni quando veniamo sognati e quando sogniamo. Non siamo poi così dissimili da Dio nel caso in cui esista.
L’alba è alle porte, l’ansimare è vicino. Solo il tempo di rendersene conto e voltarsi, nulla più. Un sibilo, una bomba e fine. Chi immaginava quella guerra si è portato via le storie di un soldato lontano da casa, me incluso. Chissà come sono morto nel suo immaginare. E come è svanita facilmente la mia attesa dopo tanta disillusione ed emozione distaccata. Sarebbe potuto essere questo, o quello. Gli incastri sarebbero potuti essere altri, sarei potuto essere immaginato in modo diverso e avrei potuto immaginare storie di vite diverse. Ma non c’è più tempo, ad ogni modo; non mi resta che essere il personaggio di altre storie pensate da altri scrittori. Da personaggio divenire autore e seminare lacrime da leggere. Eppure, è stato ugualmente un grande amore.
Fine.

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