mercoledì 7 dicembre 2011

Nomadismi, libertà e felicità

--- Qual’è per voi il segreto della felicità?
--- Noi desideriamo solo quello che abbiamo e ci facciamo guidare più dal cuore che dalla testa.

“Il vecchio detto che viaggiare tra i nomadi nelle zone isolate del Tibet è come fare un viaggio indietro nel tempo, è proprio vero [...] Spostandomi poi al seguito dei nomadi degli altopiani, lontano dalle città invase ormai dall’economia cinese, mi sono trovato immerso in un museo vivente della preistoria. Sembra un’esagerazione ma non lo è. Gli egizi, al tempo dei faraoni, avevano tecnologie, arti, culture e scienze sconosciute ancora oggi a queste popolazioni erranti. Sugli altopiani la vita si riduce all’essenziale senza alcuna interferenza tecnologica.

Insieme ai tuareg e agli eschimesi sono i popoli che ho constatato vivere in equilibrio perfetto con la natura che li circonda e in sintonia con i propri simili. I nomadi che percorrono in lungo e in largo gli altopiani desertici non conoscono violenza o ostentazione di machismo; sono un serbatoio di civiltà per tutti gli uomini. Le lancette dei nostri orologi spezzano i ritmi naturali del vivere, mentre sugli altopiani la vita è fluida e ci si muove secondo le esigenze fisiologiche con ritmi naturali. I nomadi vanno a dormire con la luna, bevono l’acqua dei fiumi, non hanno mai guardato attraverso una lastra di vetro o in uno specchio e la loro tecnologia più avanzata è rappresentata dal coltello.

Girovaghi dalla notte dei tempi, capaci di sopportare disagi e sacrifici indicibili, mai stanchi, sempre allegri, indifferenti alle interperie, sembrano impersonare le virtù fondamentali della religione buddhista: pazienza, rassegnazione e serenità. Molti di quei tipi selvatici, dal sudiciume insopportabile, nascondevano una rara fierezza spirituale.

Il progresso per questa affascinante popolazione non è l’espandersi dell’uomo verso l’esterno ma lo scendere in profondità dentro se stessi [...].

Non sono ricchi ma nemmeno poveri perché possono soddisfare tutti i loro bisogni elementari. Se siano felici non lo so, ma per tutto il periodo che ho vissuto con loro, ho visto solo volti sorridenti e da come giocavano e comunicavano sembravano avere una serenità che non ho mai riscontrato in nessun altra parte del mondo. Non avranno i nostri cinema, i computer, i teatri, le televisioni o i dvd, ma in compenso si divertono con le gare, le danze religiose, i menestrelli e i cantastorie, i picnic sul prato, le ricorrenze e le feste popolari legate allo scorrere delle stagioni.
[...] Noi ci consideriamo liberi, ma lo siamo davvero o lo crediamo? Piano piano ci stiamo consegnando, legati mani e piedi, ai produttori di beni di consumo. Primo tra tutti il grande comunicatore, la televisione, con i suoi programmi spazzatura e la pubblicità sempre più incalzante [...] Quello che conta da noi è l’arrivismo, il conseguire sempre nuove mete di arrampicamento sociale e di lavoro, comprarsi il telefonino, l’auto nuova o l’appartamento. Spesso ci si sente come dentro un frullatore sociale che ci fa girare a suo piacimento. Forse è da questa continua ed esasperata ricerca di desideri e traguardi sempre più difficilmente raggiungibili che dipende la nostra difficoltà a raggiungere la felicità. Non siamo mai contenti di quello che abbiamo. I nomadi sono talmente liberi da permettersi di mantenere la loro povertà materiale a discapito delle tentazioni che li assediano sempre più da vicino. Li si considera primitivi come se fosse una parola degradante senza sapere che loro sono vaccinati contro il progresso, motore della storia di quasi tutto il resto del mondo. Si dice che l’uomo primordiale sia nato nomade per cui l’uomo nomade riscopre la vera natura dell’uomo. Noi cerchiamo di cambiare in continuazione il mondo che ci circonda, assoggettandolo ai nostri bisogni. I nomadi invece dedicno tutta la loro energia mentale e fisica a mantenerlo come era. Perché chiamarli inferiori?
[...]”

da Massimo Di Paola, Tibet Addio, Milano: Mursia editore,2010.

Canzoni del mese:
José González, Heartbeats
José González, Hints
José González, Save Your Day
Bruno Coulais, La Mort de Lhakpa

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