giovedì 29 marzo 2012

Matera

L'età della transizione - I tappa (a ritroso)



Vespro. Febbre, dobbiamo fermarci. Luci. Città. Discendiamo la strada che ormai è notte. Città. Spianata sotto gli occhi. Scoscesa su un costone di fiaccole e rocce. Aspra. Austera. Povera. E fuochi oltre la montagna, scavati nelle grotte. Uomini, donne, le loro torce lungo la mulattiera in processione verso una fede proibita. Dimentichi dell’elemosina strappata giorno dopo giorno alla natura e alla vita. Per una notte, in fila per assistere alla nascita. È un luogo d’altro mondo, mondo lontano. Nascosto.



Mattino. Mi reggo ancora sulle gambe. Asino. Polli. Bestiame. Puzzo sudicio. Sospingo i passi oltre la soglia, tutto ha una forma alla luce del giorno. Montagna scavata erba bassa secca lapidata dal vento nuvole nere in successione aprono squarci di sole. Centinaia. Centinaia di buchi nella roccia, riparo per uomini e bestie. Portati via alla roccia. Potrebbero sembrare antri ignoti dove non è consigliabile inoltrarsi. A me sembrano luoghi lasciati in pace dove condurre la propria lotta di vita.



Domani. Hai mai sentito scorrere il vento hai mai camminato su una cresta hai mai visto cielo e terra. Gli asini. I loro occhi d’uomo. I pastori del Sud, pelle ruvida. Eremiti d’un credo d’Oriente. Lì per lì, mi è sembrato quanto di più simile alla libertà potessi immaginare. Un paradosso, non c’è dubbio. Naturale, in realtà sono schiavi della terra. Sì, deve essere così. Eppure...
...

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