domenica 29 luglio 2012

"Luglio suona bene" - Parte I


Cronache dalla cavea, dal laghetto di Villa Ada e dal Circolo degli artisti. Beethoven, Madredeus e Will Oldham più band, tutto in una settimana. Musica e cultura sono tornati nella mia vita, vissute in modo un po’ troppo solitario, ma è pur sempre un punto di ri-partenza.


Musica classica. Ho sempre pensato di non avere l’orecchio abituato per godere della musica classica. Ci ho provato poco nella vita finora, ricordo come abbia tentato di avvicinarmici intorno ai 16 anni o giù di lì. Non è mai stato un problema di fascino e di ascendenze. Le sinfonie mi hanno sempre incuriosito anche da bambino, quando ne ascoltavo il volume spropositato straripare dalle pareti dello studio paterno e restavo a contemplarne l’inaccessibilità a discapito delle esplosioni orchestrali. Epica solenne, interiorità, alone di mistero. Mi incuriosiva la musica classica, anche per la strana –e tanto, quanta umana- commistione di regole e passione. A provare a capirla ci provai per la prima volta in età da liceo. Era un periodo strano, di amori tormentati e passioni sfrenate. Il mio approccio fu analitico: estrapolavo dai 33giri ogni passaggio di una musica sinfonica, dandogli un titolo che ne coglieva aria e atmosfere, e registrando ogni variazione e ripresa, i crescendo e le pause, la quiete e l’orchestra. Erano anche gli anni in cui mi commuovevo sentendo i frammenti delle opere più conosciute: Ridi pagliaccio sul tuo amore infranto, ridi del duol che t’avvelena il cor... Vesti la giubba, la tragicità di questo passaggio mi inchiodava alla dignità della sofferenza; Ma il mio mistero è chiuso in me, il nome mio nessun saprà! No, no, sulla tua bocca lo dirò, quando la luce splenderà... Nessun dorma, un inno alla delicatezza unita all’estasi più pura del suono. Così, aveo scelto di confrontarmi anche con le sinfonie. Presi un po’ a caso tra i tanti: Borodin, Tchaikovsky e Wagner (lui sì, volevo farmelo piacere a tutti i costi) e mi misi a catalogare con spirito analitico ogni frammento delle loro opere per provare a memorizzarne le evoluzioni e rintracciare le radici delle esplosioni strumentali. Fu un tentativo razionale che non portò a molto, ma lo accompagnai con una lettura emotiva, non avendo gli strumenti per cogliere tecniche e contesti storico-culturali. Una quindicina di anni dopo non è cambiato molto. Mi ha fatto effetto vedere per la prima volta dal vivo un’orchestra suonare, abbinarla al volo dei gabbiani o a quello degli aerei diretti chissà dove in un cielo volto al crepuscolo. Mi ha toccato, molto, a tratti, ma a volte ero totalmente assente, distaccato da ciò che avveniva sul palco e ho avuto l’impressione, proprio come a quindici anni, che mi siano mancate delle chiavi di accesso. La musica sinfonica continua avere un sapore troppo aristocratico per la mia semplicità nel vivere la musica, forse è per questo che non sono riuscito a farmi scuotere fino in fondo dalla nona di Beethoven. Mi è bastata l’emozione di sentire un’orchestra dal vivo. E ad ogni modo non ero lì solo per me, ma per accompagnare la gioia di un’altra persona: auguri papà, è bello vederti felice come me da bambino e mi portavi a giocare in un parco acquatico in una qualunque giornata d’estate.

Canzoni del mese:
Giacomo Puccini, Nessun dorma
Ruggero Leoncavallo, Vesti la giubba
Madredeus, O Paraiso
Madredeus, A andorhinha da primavera
Madredeus, Coisas pequenas
Bonnie Prince Billy, Strange form of life
Bonnie Prince Billy, Lay and love

Nessun commento: