domenica 16 settembre 2012

Le case degli altri - Ricordo n° 1

Che il giorno dopo, nelle case degli altri, non si può ricominciare da dove si è interrotto la sera prima l’ho trovato scritto in Nirmal Verma. È successo anche a me, studente universitario, tanti anni fa. Allora stavo comodo nella vita, come fosse un pantalone nuovo. Con i miei volumi alti ad amplificare passioni esagitate da interiorizzare. L’avevo incrociata solo sui banchi di università, Anur, era bella, mi colpiva e incurvava la mia schiena costringendomi a guardarla di striscio e occasionalmente al suo saluto di passaggio. Era anche brava, studentessa brillante e curiosa, che aveva visitato continenti lontani sempre con un passo di anticipo.
Per questo non mi spiegavo come quella sera fossi potuto finire a casa sua, senza esserci praticamente mai parlati. Questa non è una storia d’amore, oppure non so, dipende da cosa sia l’amore. Odul era sdraiata sul divano e dormiva a gambe aperte. Ma nessuno le faceva caso, non ricordo neppure quando se ne sia andata. “Se vuoi puoi stare da me stanotte”. Non riuscivo a crederci, avrei voluto chiederle di ripeterlo e ripeterlo ancora, ma non sono stato così stupido e accettai di buon grado senza tradire emozioni. Fra le mie braccia stringevo una chitarra, e mi fece suonare per ore. E poi se la gente sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare. E ti piace ascoltare la voce di lei: suonare con chi sa cantare è un’altra cosa, senti l’arte passarti nelle mani.
“Ho Fame”. E allora cuciniamo di notte, quando c’è il silenzio. “Mi è venuta in mente una cosa”. E allora raccotamela, la ascolterò al riparo dai rumori della città. Ripresi la chitarra e Anur cantò ancora. Dopo le prime luci dell’alba le venne sonno. Poco importa che mi condusse nella stanza degli ospiti. Dopo essere diventati amici mi confessò che quella notte si era chiusa in camera a chiave, ma cos’è l’amore se non un sogno a volte da aspettare e a volte da consumare. Dopo poche ore mi risvegliai e non riuscii a ricominciare dalla sera prima: nulla mi apparteneva, neppure quella notte bugiarda e incosciente, sospesa tra un tramonto e un’alba qualsiasi.

Citazione del mese:
“C’è musica nel seno umano, profumo nel corpo, e sai cosa c’è nel contatto fisico?”
“Fuoco?”
“No, sbagliato, il contatto fisico è come la carezza del loto e del sonno!”
(Gopinath Mohanty, Un letto di spine)

Nessun commento: