sabato 28 settembre 2013

Il vento di Sicilia - Ricordo n° 4


Tienimi per mano, stammi più vicino. Il tuo viso sul mio petto, non tornare più.
La prima sigaretta che tenni in mano era una marlboro, ma avrei voluto fosse una merit. C’era la pubblicità di una barca a vela che avanzava in aperto oceano e il pianoforte di Wim Mertens che controbilanciava l’aggressività delle onde. Mi bastava per metterla una spanna sopra le altre marche.
Mi isolavo. Ogni sera, mi allontanavo da mamma e papà seduti al tavolino per mettermi gambe incrociate su un muretto a fare niente. Ad aspettare. Convinto che il problema fosse quella vicinanza infantile. Aspettare che qualcuno si accorgesse di un adolescente nel mezzo del mare di Sicilia. Non una gran strategia, a dire il vero, infatti persi mezza vacanza ad aspettare come Godot.
Giorno numero otto, quando iniziavo a pensare che il problema forse non erano mamma e papà, sento una voce di donna dire “Ciao”. Donna mulatta. Il primo approccio a una ragazza, cioè... d’accordo, il primo approccio da una ragazza. Diamine, come cambiano le cose in vacanza.
Dopo altri tre giorni, al villaggio, sulla mia donna mulatta iniziarono a girare strane storie. Chi l’ha vista baciarsi con quello. Chi vocifera sia stata a letto con un cameriere. Fatto sta che noi continuavamo a incontrarci ogni sera a venti metri dal tavolino dove sedevano i miei, con me parlava e basta.
Stanza numero 74. Interno. Siamo in una ventina, circa. Gioco della bottiglia. Posso uno (penitenza), posso due (abbraccio), posso tre (bacio, ovviamente con lingua) e così via. Il collo della bottiglia indica lei. Merda. Dice: “voglio levarmi uno sfizio”. Merda. “posso tre?”. Merda, davanti a tutti. Non lo chiede a me, ma al mio compagno di sigaretta. Che ovviamente dice di sì. Davnti ai miei occhi. Poi aggiunge “Scusa”, guardandomi con dolcezza. Davanti a tutti. Ecco, penso, che carina che si preoccupa per me. Peccato che non riesca a sollevare lo sguardo da terra.
“Ma possibile che da quando ti conosco hai scopato con mezzo villaggio e sono l’unico che manco t’ha baciato?”
“E allora cosa aspetti???? Fallo!!”
Non me lo faccio ripetere, dovesse cambiare idea. Le lingue incrociate, movimenti veloci, seta che scivola via. Fine. Beh, insomma, non proprio. Finiamo giù sulla scogliera, ci assentiamo per un paio di ore, la madre la cerca, tutto il villaggio la cerca. Vendetta, davanti a tutti. Era con me.
Sì, quella sera. Il giorno dopo già non più ma questo è un'altra storia, almen per lei.
Come quando condividevo le prime marlboro con il mio compagno di sigaretta e altri. Tutti mi guardavano aspettando che buttassi fuori il fumo. Ma niente. Mi ci volle un po’ prima di capire che il fumo andava respirato e non ingoiato. Mi sentivo gonfio dopo aver fumato.
Non capivo se fosse stata una vittoria o una sconfitta. Scoprire come si bacia grazie a una creatura mulatta che avrà condiviso baci con mezzo villaggio. Ero lì che pensavo e cercavo di capire, mentre Francesca bella di una bellezza che nulla aveva a che fare con questo mondo si negava a tutti i ragazzi dicendo di essere fidanzata.
Ultimo giorno, quello dei saluti. Si va in discoteca all’aperto. La mia creatura mulatta è già abbracciata a un ragazzo. Ma non mi importa. Anzi, prendo l’iniziativa.
“Posso tre?”
“Sì”, risponde Francesca.
La musica si ferma su Raf che canta cosa rimarrà di questi anni ottanta. Le voci si attutiscono, non mi importa neanche più di essere davanti a tutti. Incrocio lento e soffuso, le lingue sono protuberanze caratteriali e noi siamo velluto. Il vento di Sicilia si ferma. La ragazza più bella che abbia mai baciato. Misteri dell’attrazione. Poi iniziamo a ballare, credo si sia pentita immediatamente di quello che aveva fatto. Mai stato un gran ballerino, tanto meno in discoteca.
Quindici anni e un mare davanti.

Canzoni del mese:

Radical Face, Welcome Home
Bonnie “Prince” Billy, Same Love that Makes Me Laugh
Moina & Johnson, Each Star Marks a Day
Scott Matthews, White Horse
Beirut, Elephant Gun
Alsdair Roberts, The Cruel Mother

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