martedì 11 gennaio 2011

Per rinascere devi prima morire

E’ una storia di ascenzioni e cadute, di aspirazioni obbligate a terra. L’everest ti riduce al silenzio... Ciò che ti ammutolisce, credo, è la visione che hai avuto della perfezione: perché parlare, se non sei in grado di elaborare pensieri perfetti, frasi perfette? Ti sembra un tradimento di quello che hai vissuto. Storia di iceberg e montagne. Un iceberg è acqua che si sforza di essere terra; una montagna è un tentativo della terra di trasformarsi in cielo; è un volo costretto al suolo, la terra mutata –o quasi- in aria, esaltata, nel senso più vero del termine.
Di un inganno, di vicinanza al divino. Il distacco dal reale avvicina all’idea di Dio ma insieme diviene follia staccandosi dall’uomo, diviene fantasma che perseguita durante le cadute. Dove l’uomo, il materiale, l’Occidente sono il reale.
Che idea è Dio? che sovrapposizione si nasconde tra bene e male? Quale tra umano e divino? Perché l’uomo è condizione del divino? Perché la fede, perché l’assenza di fede condizionano il significato di ciò che è considerato vero?
A qualsiasi idea nuova, Mahound, si fanno due domande. La prima la si fa quando è debole: Che specie di idea sei? Sei della specie che scende a compromessi, tratta, si adegua alla società, aspira a trovarsi una nicchia, a sopravvivere; o sei quel tipo di idea cocciuta, intrattabile, inflessibile che preferirebbe spezzarsi che lasciarsi portar via dalla brezza? Quella di questa specie sarà, quasi sicuramente, fatta a pezzi novantanove volte su cento; ma, la centesima, cambierà il mondo.
E’ storia di una religione che scelse il calcolo quando fu abbagliata, che riprese la propria strada quando ritornò sobria e si riscoprì politica e condizionata nel dubbio di chi era stato discepolo e padroneggiava la scrittura. Perché umanizzata, perché il divino è invisibile, perché la rivelazione è chiamata dall’uomo. L’umanizzazione degli angeli. Peccatori gelosi per amore, né bianchi né neri, come gli uomini. Strumento dell’ignoto e ancor più della fede. Esiste più la volontà di credere che l’oggetto creduto. Incondizionata, retta, rivolta a Dio, da Jahilia all’esilio. Esule è il sogno di un ritorno glorioso. Esule è la visione di una rivoluzione: l’Elba, non Sant’Elena. E’ un paradosso senza fine: guardare avanti guardandosi sempre indietro.
Il dubbio. Il sacro nel sacrilego. Il sacrilego che imita il sacro e trascende la bellezza in un bordello con puttane, che lentamente assumono le sembianze delle mogli del profeta. Malato, morente, cieco, eunuco. Il sacro corroso dal dubbio, che contamina la purezza e la costringe a poggiare i piedi a terra. Dalla rivoluzione di un’idea all’istituzione. E’ storia della guerra tra parola e Scrittura. Puttane e scrittori, Mahound. Siamo noi quelli che non puoi perdonare. Mahound replicò: “Scrittori e puttane. Non vedo nessuna differenza”.
C’era una volta un movimento di folla. Verso il mare. C’era una volta Titlipur, il villaggio delle farfalle, con al centro un enorme albero di baniano che adombrava i tetti di ogni casa offrendo protezione coi suoi rami. E’ la storia di un amore, due, tre, quattro. Di dolore e vendetta. Di una lotta per amore che fu anche egoismo. La fede contro la miscredenza, lo spirito contro la materia. Del senso umiliato di un pellegrinaggio nel mondo del benessere. Del non-senso della superstizione e di una morte che fu salvezza.
L’angelo rivela mentre sogna: Tutt’intorno, pensa tra il sogno e la veglia, ci sono persone che odono voci, che si fanno sedurre dalle parole. Ma non sono sue; non sono farina del suo sacco. –Allora di chi sono? Chi sussurra nelle loro orecchie, mettendoli in grado di smuovere montagne, fermare orologi, diagnosticare malattie?
Uomo o Dio?
Perché ciò che uno crede dipende da ciò che ha visto –non solo da ciò che è visibile ma da ciò che si è disposti a guardare in faccia.
Saladin, il demone. Gibreel, l’angelo. Il male geloso del bene, vendicativo. Il male che non accetta se stesso e si maschera; il bene che vive compiaciuto la sua imperfezione e seduce. Il bene che impazzisce, il male che diviene equilibrio. Sullo sfondo storie di ordinaria discriminazione.
Il mondo è inconciliabile, non dimenticarlo mai.
E’ storia di fragilità umana, di imperfezione inconsolabile anche dall’idea di Dio.

Autore: Salman Rushdie
Titolo: I versi satanici, 1988

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