lunedì 14 marzo 2011

Post-, in transito

E se tra due ore mi ritrovassi lì, senza pensieri e parole.
“Sposarsi non ha senso, è meglio non farlo, è meglio che ognuno viva a casa sua con la sua libertà”. Potevi dirlo prima, almeno un mese fa.
E se non sapessi cosa dire per l’imbarazzo. Se arrivassi con la faccia che ho adesso. Poi dici la domenica, la domenica. Poi dici che se esiste un giorno da patire attimo dopo attimo, dimmi se non è la domenica.
Sono due settimane, un mese, no ancora di più, amore. Sono giorni su giorni che mi dici cose che lasciano su una strada con le mani in tasca. Pechino è la città ideale per vivere tutto questo, una castrazione emotiva che ti (si?) tiene tutto dentro. Proprio io, mi viene da dire, proprio io amore che butto sempre tutto fuori. Avrei voluto tradirti e tradirti ancora ma cos’è il tradimento? Se ne può parlare, magari con un amico che ci presenta. Magari in una casa su Anding men con mille altri pensieri per la testa.
Ci vorrà un’ora e mezza almeno, prima di arrivare. L’altro ieri ne ho fatto un pezzo a piedi, più di un chilometro di notte, sembrava sempre lo stesso film. Di Jia Zhangke, il film che non c’è, quello che avrebbe fatto seguito a Platform e Xiao Wu. Anni ’80, anni ’90, anni zero. La provincia cresciuta, ad un passo dal centro di Pechino ascoltando Quando tornerai dall’estero. Più o meno. Sul quinto anello orientale. Ho sempre pensato che vivere in uno di questi posti sarebbe stato come stare in un film sociale. Lo è. Cinese, dove gli emarginati non hanno modo di articolare? esprimere? emozioni. Era mezzanotte, dall’incrocio Sud della via della gioventù all’anello, fin sotto l’anello. Ho visto: un lotus, un mac, una volvo, un bmw, un ospedale, un parco di periferia. Spoglio. E ubriachi della tarda notte. E una sala biliardo. Sapevo che lo avrei fatto, magari solo perché una sera avrei speso troppo per mangiare. Poi capisci perché in Quitting c’è l’annuncio di un suicidio. Cambiano le generazioni di cinesi ma riconosci il contesto.
Amore, se mi dicessi che:
non siamo altro che angeli con una sola ala,
che possono volare
solo abbracciandosi l’uno con l’altro
.
Se sapessi ora la realtà del domani. Quale tra frase esasperata e poesia. Se sapessi dove inizia la rivoluzione e dove l’uomo.
Sì, sarebbe più facile.
Ma non potrei sapere tutto questo, potrò solo viverlo, sbagliare, sperarlo, disilludermi, ferire, essere ferito, lasciarmi al contagio degli entusiasmi, credere. A posteriori sarà meglio così e, chissà, forse questo mi aiuterà ad essere un uomo migliore.
Il mese scorso mi sono sposato, amo mia moglie.

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