mercoledì 17 agosto 2011

Le ansie disorientate dei neolaurati arrivati in ritardo

Che cos’è questa pesantezza, questo respiro raggrinzito? Questo essere tra quotidianità e ansietà, e il trepidare avido, brama di realizzazione. Un disegno tutto società e competitività istillata in giorni di assente coscienza.
Agli occhi degli altri.
Sì, sì perché è anche questione di indole e la mia ha un gran difetto, l’ho esternato così tante volte che sembra un ritornello sgualcito nella testa, dopo aver consumato un mangianastri.
L’altro, nel bene e nel male. L’altro, una ricorrenza che annebbia l’identità. Una cortese attenzione, un interesse per la diversità, una propensione all’ascolto. Me lo ripeti sempre di giorno in giorno, ogni volta con tono sempre più esplicito, perché l’importante è abituarsi ai propri difetti, prenderne coscienza lentamente per non averne paura e avere schiena ritta, occhi negli occhi.
“E tu dove sei?”, ripeti, “tu cosa vuoi?” E io a pensare che no, non è colpa mia se vedere l’altro felice mi felicitava, mi tranquillizzava. È come un benessere acquietato, un’armonia da intendere in lontananza, un fiume e una barca, sole e luna, un cesso e la fine di una giornata di tirato lavoro, cielo e nuvole, foglie e vento. Pensieri spesi, pensieri su pensieri, inazione riflettuta, rigirata, spogliata e masturbata, osservata in ogni piega. Cos’è vivere? Pensare o agire? Estremo o combinazione? Che tipo di principio sei?
***
Quel che so è che io non amo i rapporti sociali,
che se parlo lo dico a un individuo spogliato di ragione sociale perché altrimenti mi imbarazzo. Ed è imbarazzante pensarlo a questa età, difficile accettarsi, ancor più difficile rimettersi in discussione perché la vita potrebbe non essere di puro individuo e sai che il mangiare è pur sempre il mangiare.
Appianare il legno, una pialla un mestiere. O una pala, un forno. Ma cosa vuoi in fondo, tu, dalla vita? Dove dirigi le tue azioni? E cosa vuoi: essere te stesso o degli altri? Da un estremo all’altro per trovare il giusto ingranaggio, né troppo a Ovest, né troppo a Est. Si sa, è solo una questione di posizioni.

Canzone del mese:
Celentano: L’arcobaleno (e pensare che Mogol ai testi non mi è mai venuto da ammirarlo, in tutta onestà. Ma davvero, non posso farne a meno, in fondo sono appena tornato in Italia, in questa Italia).

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