giovedì 1 novembre 2012

Fin da qundo ero piccolo

Mi è venuto in mente così, pensando al presente, al passato e al futuro. Ho pensato a come le particolarità e i gusti di una persona emergono da cose anche insignificanti, sfiorate da bambino. Ero alle elementari, la prima volta che mi sono imbattuto nei modi e nei tempi verbali. Da piccolo ero abituato a dividere sempre tutto in buoni e cattivi. Mi piacevano i greci e non i romani, i babilonesi e non gli assiri. Mi incuriosivano i persiani e i fenici, era quanto di più lontano potessi immaginare allora. Così, anche i verbi erano simpatici o antipatici. Adoravo il condizionale, mi piaceva per il suono e per la cadenza, ma anche per quel velo di ipotetico che portava sempre con sé come sua condizione; anche se allora ancora ignoravo l’ammirazione per i “se” e per i “ma” che mi sarei portato dentro in futuro. Poi c’era il futuro anteriore, era il tempo che mi intrigava più di tutti, quello che non capivo e che mi affascinava con il suo mistero. Forse sarà stato per l’associazione tra futuro e passato che si porta dentro, per quel futuro che è già un po’ passato. Chissà.
Lunedì 5 concerto di Micah Paul Hinson. Ci sarò.

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