giovedì 14 marzo 2013

Zurigo

L'età della transizione - XI tappa


Mastica e crepa. In una landa desolata. Dove c’è solo neve e qualche bosco spoglio. Arrivammo alle cascate nel pomeriggio, seguendo i binari. Stanchi. Affamati non so di che. Le guardammo in silenzio. Un minuto. Due. Tutta quest’acqua che scorre, tanto ardore per cosa. Dopo mezz’ora eravamo di nuovo lungo i binari, zaino in spalla. Neve e qualche bosco spoglio. L’inverno si è inghiottito la gente il mondo i suoni i rumori. Neve. Passammo per Andelfingen e ci accampammo alle porte di Rapperswill, vicino al cimitero del castello e sui bordi del lago. A spaventarmi non erano le anime dei morti, nei loro sepolcri a forma d’arte, ma i vivi. I vivi, senza sorrisi. Che parlavano solo se interrogati e dopo aver risposto se ne andavano. Capo chino. Il giorno dopo ci perdemmo. La nebbia era bassissima e finimmo non so come alle porte di Lucerna, località Kriens. Salimmo. Salimmo. Salimmo. Salimmo fino a non averne più e a riscoprire lo stupore. Dove le nuvole stanno ai tuoi piedi e all’altezza dello sguardo ci sono solo le vette. Levigate dal sole. Limate dal vento. Distese dalla neve. Sopite dal freddo calore di mezzogiorno. Scavai la montagna e girai intorno alla sua cresta per guardare non visto le cime intorno. Seguii il profilo nel ghiaccio e scrutai, fumo alla bocca mani gelate. Ma scrutai. Alle spalle, guidato dall’animo finalmente in pace del quinto prefetto di Giudea. Nei giorni successivi riposammo tra Lucerna e Zurigo. Ai piedi dei campanili smeraldo più sottili e scagliati al cielo che avessi mai visto in vita mia. E le loro chiese. Spoglie di icone, dove non onorano dei con ori, olii e marmi. E le pitture su pallide mura severe, austere e ben disposte, è questa la Riforma che mi hanno raccontato. Di quando più di quattrocento anni fa la cultura convergeva sulle lande di Germania, nelle aule e nei corsi universitari del Nord al centro d’Europa. Seilengraben e dintorni.

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