martedì 28 maggio 2013

Per sempre insieme, dieci minuti e poco più - Ricordo n° 3


Lei è in vita. Io no. Lei ama esternare, condividere, ridere, emozionarsi, provare, comunicare, conoscere, intraprendere, andare un po’ più in là per vedere cosa succede. Io ritaglio stasi, punti di osservazione, scavo rifugi, guardo non visto passanti e personaggi di fantasia, moderno Soares non acclamato. Per un esercizio estetico che implode e si esaurisce in se stesso, un orgasmo controllato con i guanti, che scorre sensi e intelletto.
Ma allora perché camminiamo sulla stessa strada, stesso marciapiede, stessa direzione, stessa andatura uno di fianco all’altro? E parliamo, ridi e ti appoggi al mio braccio. Pensa, sorrido anch’io. 2006. Uno, due, tre... sette anni. Probabilmente a luglio, seconda decade. Dopo non so quanti anni è stato il giorno in cui una donna mi ha abbracciato e io mi sono ritratto, ma non sono riuscito a evitarla. L’ho sentita su di me. Ho avvertito le braccia che mi cingevano, il volto sul mio petto, respiro, occhi spenti e capelli che scivolavano lentamente sulla mia pelle.
Apprezzo il tuo coraggio d’essere, sei la copia del mio immaginario ideale, se solo non fossi così contenuto, con emozioni involute e ritratte. Ho passato gli ultimi giorni a pensare ai nostri passi sovrapposti. Passi senza scarpe e con piedi nascosti, perché per tutti e due (ma per motivi diversi) i piedi rendono vulnerabili. Porta d’accesso discreta sull’animo degli estranei. Non gli occhi, non i gesti, ma i piedi. Poi, per carità, dopo un’ora le nostre impronte non erano più sovrapposte e già prendevano strade diverse.

Citazione del mese:
"Mi domando come facciano le coppie che devono convivere giorno dopo giorno. Non hanno intervalli in cui recuperare lo stupore per il corpo dell’altro" (Nirmal Verma, Weekend)
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